Sinagoga Biella

RESTAURO DELLA SALA DI PREGHIERA E DEL MATRONEO

La Sinagoga di Biella, a pianta rettangolare, è situata all’ultimo piano di un edificio del quartiere Piazzo, nell’area dell’antico insediamento ebraico. La Sala di preghiera, ampliata nel 1893, ha una disposizione particolare poiché i banchi sono rivolti verso l’ARÒN, collocato sulla parete perimetrale a est, mentre la TEVÀ è al centro della sala.

Il grande edificio dove risiedevano gli Ebrei, strettamente incuneato nel tessuto urbano, all’incrocio fra corso del Piazzo e vicolo del Bellone, ha conservato parte del suo aspetto originale.

Oggi le case che componevano l’antico insediamento sono state per la maggioranza vendute e trasformate; solo la Sinagoga rimane a testimoniare la presenza ebraica nella città. Come nella maggior parte delle sinagoghe piemontesi precedenti all’Emancipazione, l’edificio non manifesta all’esterno caratteri di pregio particolare o riferimenti simbolici che ne rivelino la destinazione, mimetizzandosi con il tessuto urbano circostante. All’ultimo piano, al di sopra di ogni altro ambiente destinato alle attività quotidiane, è conservata la Sinagoga, con ingresso oggi dal vicolo del Bellone, mentre in origine era possibile raggiungere direttamente la Sala di preghiera senza uscire in strada.

La presenza ebraica a Biella pare risalire alla seconda metà del Trecento, e dalla fine del Cinquecento è documentata la presenza di un nucleo ebraico residente al Piazzo, la parte più alta della città. La Comunità, che esiste tuttora ed è aggregata a quella vercellese, è sempre stata ben integrata nella realtà cittadina. Nel 1761 risultava composta da ventisei persone e nel corso del secolo successivo, in concomitanza con la grande espansione industriale biellese, soprattutto nel ramo tessile, si è molto accresciuta, per poi diminuire nel corso del Novecento.

Dal piccolo androne, percorso un corridoio e salita una scala di pietra, si accede a un semplice vestibolo aperto e da qui alla Sala di preghiera, rettangolare e voltata. La parete opposta a quella d’ingresso guarda a oriente; qui, incorniciato dalle finestre ad arco e da un rosone superiore, vi è l’ARÒN HAQÒDESH, di fattura settecentesca, in legno scolpito e dipinto. Esso è ornato da colonne tortili e da un coronamento che sostiene le Tavole della Legge. L’ARÒN poggia su un basamento di marmo bianco, probabilmente più recente, con balaustre e candelieri. La parte restante degli arredi, sobria ed essenziale, denuncia con evidenza le trasformazioni che la Sinagoga ha subito a partire dalla metà dell’Ottocento: la TEVÀ, in legno con balaustrini in rilievo, occupa il centro della sala, mentre i semplici banchi, anch’essi in legno, si dispongono intorno, rivolgendosi all’ARÒN.

Il fitto intreccio dei corpi di fabbrica tra i quali si insinua la Sinagoga limita il numero e le dimensioni delle finestre, e le cortine rosse che velano le aperture filtrano ulteriormente la luce all’interno, in contrasto con l’abbondante illuminazione naturale che caratterizza abitualmente gli ambienti sinagogali. Le superfici interne della sala sono interamente decorate in chiaroscuro, con motivi architettonici scanditi sul ritmo delle finestre: dalla conformazione stilistica e dalle tecniche pittoriche è però evidente la presenza di un impianto decorativo più antico, emerso con chiarezza nei saggi stratigrafici realizzati di recente. Dalla volta pendono i lampadari in legno scolpito e dorato, verosimilmente conservati dal più antico allestimento della sala. Il pavimento in mosaico alla veneziana, anomalo rispetto alle altre sinagoghe piemontesi, reca in corrispondenza della soglia di ingresso la data «1893», che presumibilmente corrisponde alla conclusione dei lavori ottocenteschi di rifacimento. Dal vestibolo una scala in legno conduce al soppalco, anch’esso in legno, destinato al matroneo. Questo è separato dalla Sala di preghiera da una cortina lignea aperta in tre archi. Il matroneo risulta essere la modifica più consistente nell’assetto funzionale e formale della Sinagoga, prodotto della riplasmazione ottocentesca.

 

La piccola Sinagoga appare come uno spazio semplice e raccolto, privo di decorazioni sfarzose, ma intriso della severa dignità di una Comunità ridotta eppure solida e attiva. Il suo aspetto costituisce un esempio significativo e affascinante del sovrapporsi e mescolarsi di forme, arredi, linguaggi decorativi, portati del modificarsi degli eventi e dei climi culturali. Carattere questo che nelle sinagoghe assume particolare valore, perché mette in luce come il trascorrere della storia abbia interagito profondamente con la condizione ebraica: l’aspetto fisico della Sinagoga, in questo come nella maggior parte degli altri casi omogenei per collocazione storica e geografica, è fortemente condizionato dalle necessità e dai limiti imposti dal contesto fisico e sociale. Allo stesso modo il livello d’integrazione culturale con il mondo circostante ha influenzato l’organizzazione liturgica, il linguaggio espressivo e le tecniche costruttive.

Il restauro è realizzato su progetto degli architetti Franco Lattes e Paola Valentini.

COMMITTENTECOMUNITÀ EBRAICA DI VERCELLI
PROGETTO DIFRANCO LATTES E PAOLA VALENTINI
DIREZIONE LAVORIPAOLA VALENTINI
COLLABORATORIDAVIDE FRANCHINA
PROGETTATO NEL2004
REALIZZATO NEL2004/2011
IMPORTO LAVORI IN EURO260.000,00
ESPOSTO
PUBBLICATO IN:Convegno La restituzione di una pagina di storia biellese: il restauro della sinagoga del Piazzo organizzato e promosso dalla Comunità ebraica di Vercelli, Biella, 12.06.2011                          
Ebraismo della presenza Ebraismo della memoria, 2011, Biella